Gli arsenali dell’Ue sarebbero ‘vuoti’ per aver mandato ingenti quantità di armi all’Ucraina, per aiutarla nel conflitto con la Russia.
L’Alto rappresentante della politica estera dell’Unione europea ha lanciato un nuovo allarme circa gli arsenali di armi dell’Ue. Sembrerebbe che la difesa europea, dopo aver mandato un gran numero di aiuti militari in Ucraina, sia in crisi.
Le dichiarazioni dell’Alto rappresentante: “Vuoti gli arsenali UE. Aumentare spese e investimenti per garantire la capacità di difesa critica”. Secondo quanto appreso, le scorte militari Ue sarebbero a secco per aver mandato un ingente quantitativo di aiuti militari all’Ucraina.
In questa situazione le capacità di difesa europee si trovano in crisi. Sarebbero state inviate miliardi di armi all’Ucraina per aiutarla a far fronte allo scontro con la Russia. Adesso, per compensare questa carenza, l’Unione europea si trova costretta ad incrementare spese, acquisti congiunti e investimenti in tecnologie.
L’intervento di Borrell
Anche il capo della diplomazia europea Josepp Borrell è intervenuto sulla questione sottolineando la situazione critica, e incitando alla mobilitazione affinché si trovi una soluzione in fretta. Borrell ha dichiarato: “L’invasione dell’Ucraina è stata per tutti noi una doccia fredda, un campanello d’allarme”, dice.
E prosegue: “Ci ha aperto gli occhi sul fatto che le nostre scorte militari si sono rapidamente esaurite. E questo perché gli investimenti non sono stati all’altezza. Mi rendo conto che l’opinione pubblica preferisca il burro ai cannoni, ma il dato di fatto è che ora dobbiamo recuperare tempo e terreno perduto, perché per anni non abbiamo investito abbastanza”.
Secondo quanto riferito all’interno di un rapporto Eurostat datato 2020, le spese per la difesa del complesso dei paesi UE ammontavano all’1,3% del PIL europeo. Nel periodo compreso tra gli anni 2013-2020 i dati sono stabili. Si è registrata comunque una diminuzione in rapporto al PIL rispetto al 1995. Le proporzioni più elevate si riscontrano in Grecia, Lettonia, Estonia e Romania. Si aggirano tutte intorno al 2,6% e il 2,4%. Le proporzioni più basse si riscontrano in Austria (0,6%) Malta (0,5%), in Irlanda (0,2%)e Islanda (0,1%).